Filed under: appuntamenti, assurdità, cultura, geografia, riflessione, studio | Tag: 22 gennaio, aiig, appello, appello urgente, cittadinanza, conoscenza, Consiglio dei Ministri, geografia, identità, Ilvo Diamanti, insegnanti, isegnamento geografia, Italia, la Repubblica, materia scolastica, petizione, professori, ricerca, riforma della scuola, scuola, scuole medie superiori, studenti, studio, territorio
La geografia è un mezzo per conoscere la propria identità e capire gli altri.
Ci arricchisce come persone.
Ci dà i mezzi per relazionarci con l’esterno.
Ci colloca nel mondo.
Apprendo però stamane da un bellissimo articolo di laRepubblica.it che con la riforma della scuola (che dovrebbe essere approvata domani!) la si vuole eliminare quasi totalmente dall’insegnamento delle scuole medie superiori. I telegiornali non ne parlano. La notizia sorprendentemente non è sulle prime pagine dei giornali. Forse ci stiamo alienando dalla nostra stessa cultura.
Vi chiedo, in quanto cittadini del mondo, di rifletterci e di firmare l’appello dell’aiig affinchè il Consiglio dei Ministri cambi idea almeno su questo fronte.
Io non sono un’insegnante, e purtroppo nemmeno una grande viaggiatrice, ma devo tanto a quello che ho imparato studiando geografia a scuola e non trovo giusto che altri più giovani di me siano privati delle tante possibilità che questa materia darebbe loro.
Filed under: cultura, eventi, geografia, letture, storia, studio | Tag: 1591, 1970, Africa, Ahmad Baba al-Massufi al-Tinbukti, astronomia, beni culturali, biblioteca, Buctù, caravanserraglio, carovane, carta, case, città, cortili, cultura, diritto, età medievale, età moderna, farmacia, filosofia, Giovanni Leone Africano, impresa, Istituto, Istituto di Alti Studi Ahmed Baba, Leone X, libri, Mali, manoscritti, medicina, moschee, Niger, patrimonio, pergamena, poesia, progetto, religione, ricerca, sapienza, scrittura, storia, studio, terrazze, tesori nascosti, Timbuctu, Timbuktu, Tombouctou, tradizione, tuareg, Tumbuctu, UNESCO, viaggi, Wired
Una decina di giorni fa, sfogliando la rivista Wired (che pubblica i suoi contenuti pure sul web) sottratta a Manu, ho letto di una interessante (e ciclopica) impresa che sta avendo luogo nella città di Timbuctu, e questo ha stimolato la mia curiosità.
Avendo studiato nel campo dei beni culturali, ed essendo appassionata di tutto ciò che è trasmissione del sapere, già il nome Timbuctu, mitica città nel cuore dell’Africa, mi affascinava, ma avendo una formazione prettamente italiana non sapevo nulla dei tesori che questa città ancora conserva e del lavoro che l’Istituto di Alti Studi Ahmed Baba sta svolgendo.
Quindi ho riflettuto sul fatto che la maggior parte di noi europei quando pensa alla cultura africana pensa che, oltrepassato il deserto del Sahara, essa sia caratterizzata dall’animismo, le danze, i tam-tam, la trasmissione orale del sapere e, al più, dalle bellissime maschere rituali. E invece questa è una visione molto parziale e riduttiva della realtà. Nel mio piccolo, per ampliare il mio orizzonte e quello dei frequentatori del blog, nel caso volessero, ho fatto una piccola ricerchina.
Intanto, l’Istituto.
Fondato nel 1970 dallo Stato, è intitolato ad Ahmad Baba al-Massufi al-Tinbukti, studioso, scrittore, viaggiatore e provocatore politico vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento. Questo signore ha scritto ben 40 libri. L’Istituto possiede approssimativamente 700mila volumi, tra cui circa 20mila alcuni dei quali risalenti al XII secolo, quindi alla fase pre-islamica. Molti manoscritti provengono dalla Spagna islamizzata e giunsero qui ai tempi della reconquista. Si tratta di Corani e trattati di medicina, religione, diritto, farmacia, botanica, astronomia, poesia e filosofia; per la maggior parte sono scritti in lingua araba, ma numerosi sono i testi nelle varie lingue dell’Africa occidentale. Una parte di questi è riccamente miniata, anche con foglia d’oro. Poi, si conservano numerosi documenti di carattere più ‘quotidiano’, ma nel contempo altrettanto importanti: transazioni, contratti, pareri di avvocati. Essi sono utilissimi per darci informazioni sulla società e la cultura africane nel corso dei secoli, aspetti soffocati e negati dal colonialismo europeo.
La convinzione cultura esclusivamente orale ormai è sfumata, vero?
Filed under: arte, cultura, riflessione | Tag: arte, cultura, gallerie d'arte, impegno civile, Italia, Italy, management culturale, memoria, musei, patrimonio, profitto, ricerca, storia, super manager
L’istituzione della figura del ‘super manager’ con poteri assoluti nell’ambito della nuova “Direzione generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione” e il progetto di messa a reddito del patrimonio artistico e archeologico che la sottende sono scelte profondamente sbagliate nel presente e irrimediabilmente dannose nel futuro.
Non si può fare dei musei una maccina per produrre. Le istituzioni museali non hanno il compito di creare profitto. Esse conservano, permettono lo studio e la comprensione della nostra civiltà e l’identificazione di una realtà culturale col proprio passato e il proprio territorio. I profitti che vengono da un museo sono indiretti. Nessun grande museo al mondo fattura grazie ai biglietti. Se si va per esempio negli Stati Uniti, il bilancio è in positivo perché grosse donazioni vengono investite con oculatezza, anche in borsa, ma i guadagni non vengono dall’attività museale.
Non si può pretendere di far funzionare una galleria d’arte come una fabbrica o un supermercato.
Per questo vi esorto a visionare e sottoscrivere l’appello di cui al link qui sotto.
http://www.bianchibandinelli.it/appello_super-manager_musei.htm
L’impegno civile consiste anche nel far sentire la propria voce nella difesa della nostra identità culturale e del nostro patrimonio storico.